Gio M'ariposi

Galizia
M'

Carolina

Carolina è una piccola canoa a fasciame sovrapposto di 2,7 metri di lunghezza per circa 65 cm di larghezza. E’ un piccolo prototipo nel quale avevo bisogno di testare la fattibilità di tagliare i componenti fondamentali dello scafo – chiglia, fasciame e specchio di poppa – con una macchina a controllo numerico a cinque assi.
Il suo peso è di circa 15kg finita. Ha otto corsi di fasciame per lato in multistrato marino e chiglia in mogano massello, costruzione a clinker.

Incastri precisi

Il risultato in fase di costruzione è stato al di sopra di ogni aspettativa: il taglio in chiglia – la battura –  è estremamente preciso ed i corsi di fasciame si adagiano perfettamente uno sull’altro richiedendo solo limitatissimi aggiustamenti con raspa e carta vetrata. I tagli sullo specchio di poppa ricevono il fasciame senza creare dei vuoti. Solo su alcuni di essi, un piccolo sollevamento del leggero multistrato in fase di taglio, li ha scavati più del dovuto, rendendo necessario un pareggio con resina caricata. Un inconveniente limitato comunque a pochi centimetri di incastro, e solo all’estremità dei corsi di fasciame, su di un totale di circa 40 metri di incastro ricavati dal taglio.

Nella slide qui sotto vedete i pezzi che sono stati tagliati a controllo numerico, ovvero i corsi del fasciame, i componenti la chiglia e la ruota di prua, lo specchio di poppa. Nelle prime due foto è ben visibile il taglio obliquo sul corso di fasciame

Tale taglio è fondamentale per il perfetto incastro tra un corso di fasciame e quello adiacente nella costruzione a clinker tradizionale. Trattandosi di un incastro tridimensionale, ovvero di un taglio nel legno che varia costantemente la sua inclinazione per tutta la lunghezza del corso, la sua realizzazione manuale necessita di ottime capacità con le mani, buon occhio e molta pazienza. Nal caso di Carolina, una volta ricavata la forma dell’incastro sul modello CAD, è stato possibile tagliarlo con estrema precisione con una fresa a controllo numerico a cinque assi.

La precisione degli incastri realizzati a controllo numerico permette una giunzione perfetta tra i pezzi. Questo fa sì che non siano necessarie le caratteristiche riempitive della resina epossidica e che sia invece possibile utilizzare colle per legno tradizionali monocomponenti e resistenti all’acqua, non necessariamente per immersione prolungata se la barca viene tirata in secco dopo l’utilizzo.

Le foto della costruzione di Carolina.

Come va in acqua

Ottimizzata per la fattibilità costruttiva ho curato poco le linee d’acqua di Carolina, tracciate con una curvatura ridotta al minimo. Avendo poca confidenza sul risultato che avrei potuto ottenere passando dal CAD al controlo numerico, ho voluto ridurre al minimo eventuali complicazioni in fase di assemblaggio.
Il risultato di ciò è che Carolina è risultata nervosetta in acqua.

Gio M'ariposi

Le linee molto fini a prua e più piene a poppa, con sezioni più stellate del dovuto e l’assenza di uno skeg, la rendono molto instabile con una tendenza accentuata al rollio. Un adulto, grazie al suo peso e con un  bordo libero limitato a soli dieci/dodici centimetri dal pelo dell’acqua, risulta avere un assetto più stabile rispetto ad un bambino. Complice anche l’immersione dello specchio di poppa che frena sì l’imbarcazione ma ne rende più stabile il percorso limitandone imbardate improvvise. L’aggiunta di un piccolo skeg aiuterebbe molto l’andatura.
E’ un barchino adatto a chi voglia allenare l’equilibrio, da utilizzare con i sensi ben attivi.
Non ha riserva di galleggiamento: una scuffia in mezzo all’acqua costringerebbe ad una nuotata per tornare a riva. Da utilizzare quindi solo con l’aggiunta di riserve di galleggiamento gonfiabili all’interno, opportunamente dimensionate.

I materiali

Carolina ha la chiglia in sei pezzi di mogano massello. Lo specchio di poppa è in multistrato marino di Oukumè da 19 mm di spessore, il fasciame in multistrato marino di Oukumè da 6 mm di spessore.
Il resto dei componenti è realizzato a mano con le seguenti essenze:

  • Frassino per madieri, bottazzi, braccioli, ghirlanda, bagli e supporti dei bagli
  • Mogano e frassino per lo schienale
  • Pino per il pagliolato

Lo scafo è stato trattato con due mani di primer e quindi finito con fondo e finitura alchidica.
I legni a vista sono stati impregnati con un preparato a base di olio e quindi finiti con una vernice classica sempre a base di olii tradizionali.
Qui sotto alcune foto della costruzione di Carolina. L’album completo lo trovate qui.

I tempi

La costruzione ha richiesto circa 220 ore. 34 ore sono state necessarie per ottenere il solo scafo, ovvero per assemblare i componenti tagliati a controllo numerico (chiglia, fasciame e specchio di poppa).
Con 105 ore totali sono arrivato a completare lo scafo prima della fase di verniciatura. Quest’ultima fase ha richiesto più tempo del previsto per problemi di catalizzazione invernale della resina, a copertura del fondo della chiglia, e per mia inesperienza nella preparazione delle superfici pre-verniciatura, la fase più dispendiosa e delicata prima della verniciatura vera e propria.
Credo che disponendo di buona manualità e semplificando la realizzazione di alcuni componenti, tempi ragionevoli per costruirla siano nell’ordine delle 100-120 ore.

Considerazioni

La costruzione a fasciame sovrapposto (clinker) si presta perfettamente per il controllo numerico. Esteticamente molto bello da vedere non è impossibile da realizzare tutto a mano, ma necessita di tempo e buona abilità manuale. I corsi già tagliati a controllo numerico, con le superfici di accosto tra un corso di fasciame e quello adiacente perfettamente modellate nelle tre dimensioni, necessitano di minimi aggiustamenti. Si deve solo stendere la colla e disporre di un buon numero di strettoi.
Gli incastri molto precisi permettono inoltre di poter utilizzare colle monocomponenti resistenti all’acqua invece della resina epossidica, rendendo così la costruzione più piacevole.

Carolina rimane in fase di prototipo. L’idea iniziale di poter commercializzare il kit di assemblaggio o anche solo i piani non è compatibile con le sue linee. Causa forse la mia poca fiducia in ciò che poteva venire fuori da un primo esperimento con CAD e controllo numerico, ho tralasciato calcoli e comportamento in acqua, concentrandomi solo sulla fattibilità costruttiva. Il risultato è una piccola barca poco marina.

La tecnologia riesce a fare cose incredibili. Ma quando mi spingo molto in là nel suo utilizzo subentrano in me, puntuali, riflessioni filosofiche sull’opportunità o meno del suo utilizzo spinto. E’ necessaria per ciò che voglio fare? Perchè la uso? Per un lavoro di scala, per piccole o grandi serie, semplifica sicuramente il lavoro e rende il tutto sicuramente più preciso ed efficiente. Ma a quale prezzo? Perchè, credo, devo sempre pagare un prezzo via via crescente se sconfino e mi allontano molto dal recinto in cui utilizzo la tecnologia per fare fronte ai miei bisogni materiali. Un prezzo in termini di esperienze non vissute e conoscenza di sè. Un kit di assemblaggio dona la possibilità a molti di costruirsi la propria piccola barca e può regalare del tempo prezioso. Ma, forse, del tempo in più trascorso a comprendere linee, forme e tecniche di costruzione antiche, sbagliando e ricominciando, non è poi del tutto perduto ma ben investito nel migliorarsi.

09/2018